James Franklin Boston è un aviere americano, uno dei migliaia che prestarono servizio nell’USAAF, un nome tra quelli incisi sul marmo bianco del cimitero americano di Nettuno nel sacello dedicato al sacrificio degli aviatori americani.Ma tra le migliaia oggi scegliamo lui per sfogliare il suo album della memoria.
Era l’anno 1943, Boston aveva 21 anni e la matricola 14094612, appena arruolato nell’esercito raggiunse le calde coste del Nord Africa.
Osservò sulla pista polverosa la sua nuova destinazione e la scritta dipinta sul cartello di legno all’ingresso del reparto, era il 32nd Bomb Squadron del 301st Bomb Group.
La mattina del 25 Agosto del 1943 uscì dalla sua tenda e si diresse verso il bombardiere con destinazione Foggia.
In volo, guardò fuori dal finestrino e vide che erano oltre 100 a coprire il cielo di metallo, circondati da nuvole scure di P-38, ( i dati riportano 135 bombardieri e 140 P-38).
Al rientro da quella missione, nella calma che segue i momenti più concitati della battaglia, prese il diario nel quale appuntava i suoi ricordi e scrisse:
“August 25, 1943 – Went on mission to Foggia, Italy 06:15. Carried 2400 lbs frags. (fragmentation bombs). Flak intense but we flew to the righ of it. Saw only one enemy fighter but he did not come close.”
“25 agosto, 1943 – Italia ore 06:15. Sono andato in missione su Foggia, abbiamo trasportato bombe frammentarie da 2400 libbre. Intensa contraerea ma noi abbiamo volato alla loro destra. Ho visto solo un caccia nemico ma non si è avvicinato.”
Quel giorno perirono a Foggia 971 persone.
La mattina del 30 ottobre, James Franklin Boston che da Agosto aveva 22 anni, indossa il suo giubotto di pelle ed esce sulla pista incontrando gli altri suoi compagni per una nuova missione; sono il capitano Charles, Clowe , Wright, Robinson, Haberberger, Padgett, Service, Headding e Dill.
Tutti insieme salgono sul B17 destinazione Torino, per colpire una fabbrica di cuscinetti a sfera.
Nella luce dei fari tra la bruma del mattino appare la scritta “Lead Foot” sulla punta del quadrimotore, è il B-17 F35BO, matricola #42-5137.
In realtà il “Lead Foot” ebbe l’aggiunta di secondo nome il “Carol Jean IV” che appare quando vi girano intorno, tra pacche sulle spalle e le ultime indicazioni su come affrontare i caccia con le mitragliatrici. L’aereo decollò insieme alla squadriglia in perfetto orario, il tempo non era dei migliori il mare era in tempesta e grandi ammassi di nubi nere circondavano l’aereo. Durante il viaggio (non si conosce con esattezza se all’andata o al ritorno) iniziano i primi problemi tecnici difficili da risolvere, il motore 4 perde colpi e si surriscalda troppo rendendo impossibile proseguire la missione. I compagni di Boston lanciano l’S.O.S. prima che l’aereo esploda, dato che il motore ormai aveva preso fuoco e le fiamme minacciavano i serbatoi di carburante; contattano la base e danno le coordinate prima di gettarsi nel vuoto con i paracadute in attesa dei soccorsi.
All’arrivo dei soccorsi, sulla zona indicata dall’S.O.S., non si rileva però la presenza di piloti in mare e in un primo momento si ritiene che siano stati fatti prigionieri da qualche sottomarino Tedesco in navigazione nella zona. La madre, Mrs. J. I. Boston e il fratello John ricevono la lettera del “War Department” dell’esercito americano e restano in attesa per tutta la guerra sperando che sia prigioniero dei Tedeschi.
Lo stesso faranno le altre nove famiglie.
Nel 1946, a Curryville, in Georgia, suona di nuovo il campanello, lo stesso avviene in altre nove città americane, è ancora il dipartimento della guerra, che informa del decesso di tutto l’equipaggio subito dopo essere caduti in mare con i paracadute a causa delle onde del mare in tempesta.
L’informazione proveniva dai compagni degli altri aerei che li videro annegare tra i flutti.
La sezione “Personale di supporto” del 32nd Squadron consegnò il diario ed altri effetti personali alla famiglia Boston, lo stesso avvenne per tutte le altre famiglie, che si chiusero nel lutto, leggendo i diari, sfogliando lettere o solamente accarezzando una divisa con la mostrina U.S. mentre in giardino la bandiera a stelle e strisce sventolava a mezz’asta.
Il diario di James Franklin Boston si ferma il 28 settembre 1943, il fratello volle aggiungere un ultimo pensiero, nel 1995.
“Sebbene la Seconda Guerra Mondiale sia finita oltre cinquant’anni fa, difficilmente c’è stato un giorno in cui io non abbia pensato a Te e a quanto sarebbe stato bello invecchiare vicino a Te.
Tuo fratello, John I. Boston”.
Sarà difficile trovare il nome di James Franklin Boston tra le migliaia di nomi presenti nel cimitero di Nettuno, però è lì e la prossima volta che andrò ad onorare quei nomi mi ricorderò di Lui e degli altri nove del “Lead Foot”.
Affinché la memoria resti,
Blogger