Prologo
Caduta Cassino, e perduta Roma il 4 giugno 1944, le armate germaniche avevano iniziato su tutti i settori del fronte italiano un metodico movimento di ritirata verso nord avvalendosi di quella strategia di difesa che consiste nel retrocedere combattendo. Il terreno si presentava ottimamente alla strategia dei tedeschi, favoriti in ciò dal corso dei fiumi, tutti paralleli al fronte, e dai contrafforti appenninici. Lungo una linea che si estendeva dal Tirreno all’Adriatico, i tedeschi schieravano la 10° Armata (dall’appennino centrale all’Adriatico) e la 14° Armata (versante tirrenico). In avanzata da sud, gli alleati fronteggiavano i tedeschi con la V° Armata americana (versante tirrenico) e 8° Armata britannica (dall’appennino centrale all’Adriatico). Entrambe le armate alleate erano un mosaico di nazionalità e di razze; infatti, con americani e inglesi combattevano polacchi, italiani, francesi, marocchini, algerini; poi canadesi, neozelandesi, indiani ed altre unità del vasto impero britannico.
I tedeschi avevano come principale scopo il graduale ed ordinato ripiegamento delle proprie armate sulla linea Gotica. Su questo formidabile sistema difensivo essi intendevano resistere ad oltranza come a Cassino, per tenere la guerra il più lontano possibile dai confini della Germania. Gli alleati tendevano logicamente ad impedire che su questa linea le armate germaniche si consolidassero e sbarrassero così tutti gli accessi alla valle Padana e al Nord Italia. V’era inoltre un problema logistico. Ora che gli alleati stavano avanzando, diventava sempre più difficile continuare a rifornire le armate dalle basi meridionali di Taranto, Bari e Napoli. Si rendeva necessaria, pertanto, la conquista di alcuni grandi porti più a nord, quali Livorno sul Tirreno e Ancona sull’Adriatico. Il fronte, nel settore adriatico, si mosse l’8 giugno 1944, conseguentemente alla ritirata tedesca su tutta la linea.
L’avanzata alleata fu condotta inizialmente dal 5° corpo britannico con la 4° e la 10° divisione indiana e il Corpo Italiano di Liberazione. Poi, per imprimere una maggiore velocità alle operazioni, il II° corpo polacco sostituì le due divisioni indiane, mentre il Corpo Italiano, restando in linea, fu inserito in una zona intermedia tra la costa adriatica e l’Appennino, a stretto contatto con il corpo polacco ad oriente e l’ala destra del 10° corpo britannico ad occidente.
Il mattino del 21 giugno la 3° divisione Carpatica, colonna di punta del II° corpo polacco avanzante lungo il litorale adriatico, venne a contatto con truppe germaniche sistemate a difesa sulla riva nord del fiume Chienti. Più ad ovest in marcia lungo la rotabile Ascoli-Macerata, il Corpo Italiano di Liberazione, che manovrava le proprie unità in collaborazione con le vicine forze polacche, sostenne brevi scontri con retroguardie tedesche a Sarnano, Abbadia di Fiastra e Colbuccaro. Ogni tentativo di espugnare d’assalto le difese sul Chienti fallì e, colti di sorpresa dall’improvviso irrigidimento della ritirata tedesca, polacchi ed italiani dovettero prima riorganizzarsi, poi concordare un nuovo piano di attacco.
Il corpo polacco richiamò in linea la 5° divisione Kresowa, fino ad allora tenuta in riserva, inserendola tra la 3° divisione Carpatica e il Corpo Italiano, che a sua volta fece serrare sotto alcuni battaglioni della divisione Nembo, non potendo disporre di tutte le sue unità, rimaste distanziate per mancanza di mezzi di trasporto.
Attraverso un solido sistema di linee di resistenza disposte a ridosso delle alture al di là del Chienti, con centri particolarmente attivi a Camerino, Tolentino, Sforzacosta, Morrovalle e nella zona di Civitanova Marche, i tedeschi riuscirono ad arrestare per nove giorni l’avanzata alleata. Poi, in due notti, tra il 28 e il 30 giugno, cercando di cogliere sul tempo polacchi e italiani in procinto di sferrare l’attacco, evacuarono la linea del Chienti riprendendo il loro movimento di ritirata verso nord. Quando, fin dal primo mattino del 30 giugno, fu evidente ai polacchi che i tedeschi avevano abbandonato le posizioni ed erano retrocessi su tutta la linea, il comando del corpo polacco dispose che la 3° divisione Carpatica e la 5° divisione Kresowa, su due direttrici di marcia, si ponessero all’inseguimento del nemico agganciandone le retroguardie ed impegnandolo in combattimento. Similmente, sulla sinistra del corpo polacco, il Corpo Italiano di Liberazione costituite le avanguardie del gruppo tattico Nembo iniziò a tallonare il nemico puntando su Macerata ed il fiume Potenza.
All’estremo ovest, colmato il vuoto di settore tra il Corpo Italiano e l’ala destra del 10° corpo britannico, operavano i partigiani della Brigata Maiella e formazioni patriottiche locali. L’intero fronte adriatico era dunque in movimento; polacchi e italiani tallonavano da vicino i tedeschi, anche se non riuscivano a colpire con decisione il nemico sgusciante ed imprevedibile.
30 Giugno, Domenica
Verso le cinque del mattino, una piccola colonna tedesca, isolata, raggiunse Filottrano, si fermò e bloccò le strade d’accesso. Circa trenta soldati, agli ordini di un ufficiale, furono sguinzagliati per le vie con il preciso compito di rastrellare uomini. In gruppi di quattro o cinque prelevarono a caso dalle abitazioni, escludendo vecchi e ragazzi, diversi cittadini, ammassandoli su un autocarro. Alcune squadre che operavano lontano dall’automezzo, conducevano a piedi altri fermati nel luogo prestabilito, un crocevia vigilato da un autoblindo. Alle ore 6 furono trattenuti definitivamente dieci uomini. L’ufficiale comandante chiese di parlamentare con l’autorità civile e religiosa del paese e quando, poco dopo, gli furono condotti davanti il Podestà e il Capo del Clero cittadino, li informò laconicamente, in stentato italiano, dell’imminente esecuzione. Quindi si pose al centro della strada e ordinò di condurre avanti, contro un greppo, i dieci uomini, mentre un plotone di circa 15 soldati si schierava davanti a loro, dall’altro lato della via. Poi, in rapida successione, comandò il fuoco. Lo schianto della raffica risuonò fragoroso e l’eco dei colpi rimbalzò tra le case. Il paese fu percorso da un’ondata di paura e vi fu un fuggi fuggi generale. Il reparto tedesco, intanto, radunatosi attorno agli automezzi e all’autoblindo, lasciò rapidamente l’abitato allontanandosi verso la strada di Jesi. Sul luogo dell’eccidio, affisso alla porta di una casa, un bando dattiloscritto affermava che un autocarro tedesco era stato fatto segno a colpi di arma da fuoco e che pertanto dieci innocenti cittadini erano stati passati per le armi, per rappresaglia, i loro corpi dovevano restare a disposizione dell’autorità tedesca per ventiquattr’ore a monito ed esempio per la popolazione.
1 Luglio, Lunedì
Totalmente smobilitata la linea del Chienti ed una temporanea linea sul fiume Potenza, i tedeschi si apprestarono a resistere sulle nuove posizioni allestite per la difesa di Ancona. Posizioni dominanti del fronte erano i grossi centri abitati di Cingoli, Filottrano, Osimo, e Castelfidardo. I riferimenti geografici della linea erano il torrente Fiumicello, il fiume Musone e il Monte Conero. Le forze tedesche, poste a difesa di questa linea, erano costituite da due divisioni di fanteria: la 278ª e la 71ª granatieri, entrambe agguerrite unità, seppur incomplete negli organici, in difetto di mezzi corazzati e quasi del tutto sprovviste di copertura aerea. Il mattino del 1° luglio, pronte a sostenere l’imminente battaglia, le due divisioni erano così schierate: la 71ª divisione dalle montagne fino a Filottrano; la 278ª da Filottrano fino al mare. Gli ordini impartiti erano: “tenere Ancona quanto più a lungo possibile, senza farsi colpire in forma distruttiva…”. Sull’opposto fronte il Corpo polacco, che conduceva le operazioni con energica determinazione, e il Corpo Italiano di Liberazione (d’ora in poi “C.I.L.”) che gli copriva il fianco sinistro, si disposero senza indugi al combattimento.
I presupposti tattici della battaglia che andava a incominciare erano questi: se il Corpo polacco e il C.I.L. avessero concentrato il massimo dello sforzo nella zona di Filottrano, puntando nella direzione Jesi-Chiaravalle, avrebbero avuto la prospettiva di chiudere in una morsa e annientare la 278ª divisione tedesca presso Ancona; se invece i polacchi avessero sfondato con la massa delle loro forze a est di Osimo, li avrebbe allora allettati la rapida conquista del porto di Ancona, importante per i rifornimenti. Solo il corso assunto delle operazioni sul campo di battaglia avrebbe palesato la soluzione. Le truppe tedesche effettuavano dal canto loro le ultime manovre di schieramento allestendo una linea difensiva lungo il torrente Fiumicello facendo, inoltre, saltare in aria i ponti che lo attraversavano. Poche ore più tardi completarono l’occupazione degli edifici considerati “strategici” all’interno di Filottrano senza risparmiare l’ospedale ed il convento di Santa Chiara, mentre Villa Centofinestre venne adibita a comando di battaglione
Nella zona di Filottrano, il primo scontro tra le due forze contrapposte avvenne a S. Biagio. Il 15° reggimento Ulani di Poznan, avanguardia della 5ª divisione polacca Kresowa che muoveva nell’entroterra, mentre attraversava il Fiumicello, venne fatto segno a un intenso tiro di sbarramento di artiglieria e a un nutrito fuoco di fucileria e mortai proveniente dalle alture di S. Biagio e Centofinestre di Filottrano.
La reazione degli Ulani polacchi fu immediata e l’attacco alle sovrastanti posizioni tedesche violento e ostinato. Durò dal 17 alle 20 e terminò con la conquista dell’abitato di S. Biagio. Più ad ovest, a contatto con il Corpo polacco, il Gruppo Tattico Nembo del C.I.L., su due colonne, muoveva nel suo tallonamento delle retroguardie tedesche avanzando a cavallo della rotabile Macerata-Filottrano.
2 Luglio, Martedì – (vedi tavola di illustrazione 1)
Le notizie dei combattimenti nella zona di S. Biagio e la successiva caduta in mano polacca del piccolo villaggio filottranese, destarono allarme nel Quartiere Generale della 278ª divisione; si temeva lo sfondamento in un punto sensibile della linea tedesca. Nel tentativo di tamponare la falla, lo stesso comandante della divisione, generale Hoppe, all’alba del 2 luglio, si portò sul fronte di Filottrano e predispose un contrattacco in direzione di S. Biagio. All’azione presero parte le locali riserve del II° battaglione granatieri e una compagnia cannoni d’assalto, ma il contrattacco fallì e si profilò nel settore una grave crisi. Fu mobilitata la riserva divisionale, un battaglione fucilieri, che fu incuneato in quel tratto di fronte, stabilizzando temporaneamente la situazione. Mentre i polacchi, da S. Biagio, lanciavano all’attacco la loro fanteria e i loro carri armati verso Centofinestre, nel settore del C.I.L. il Gruppo Tattico Nembo iniziò a muoversi verso il nemico. Il XV battaglione del 183° reggimento prese contatto con il nemico lungo le sponde del Fiumicello trovandosi dopo pochi minuti sotto un nutrito fuoco di armi automatiche e mortai. Per rinforzare l’azione del XV battaglione anche al XVI venne ordinato di avanzare verso il torrente mentre alla loro sinistra il CVXXXIV guastatori avanzava sino a raggiungere la località Campo di Bove. A questo punto le unità italiane, schierate su due colonne (quella di destra formata dal 183° reggimento e quella di sinistra dal CVXXXIV battaglione guastatori), iniziarono a muoversi in direzione dell’abitato. Le unità del 183° reggimento (colonna di destra) oltrepassarono in parte (XVI battaglione) il torrente Fiumicello, mentre le truppe polacche tentavano una manovra avvolgente alla destra delle unità italiane. Alla sera due compagnie del XVI battaglione giunsero a poca distanza dalla Contrada Santa Maria e dall’Imbrecciata, mentre una compagnia del CVXXXIV battaglione guastatori (colonna di sinistra) oltrepassato il torrente raggiungeva Colle della Saltregna (quota 203). Il XV battaglione si sistemava intanto a caposaldo sulle posizioni di quota 123 sulla destra del torrente (a sud di Santa Maria).
3 e 4 Luglio, Mercoledì e Giovedì – (vedi tavola di illustrazione 1)
Sotto la spinta incalzante dei battaglioni della divisione Kresowa, Centofinestre cadde in mano polacca e i tedeschi fluttuarono all’indietro arroccandosi intorno a Filottrano. Reiterati tentativi polacchi di attaccare la città furono però vanificati da un’accanita resistenza tedesca. Sul fronte del C.I.L., a sud di Filottrano, il XVI° battaglione paracadutisti, che aveva dato il cambio in linea al XV°, punta su Imbrecciata, preceduto da un plotone esploratori. Questo plotone, intercettato dai tedeschi poco oltre Imbrecciata, si rifugia in una casa colonica dove viene circondato, senza poter dare notizia di sé per 24 ore. Il XVI° battaglione, con due compagnie, raggiunse comunque Imbrecciata e si apposò tra le case, avendo sentore della vicinanza del nemico ma non della sua consistenza numerica. Venne distaccata una pattuglia, ma anche di questa non ebbero notizie fino a notte, quando un unico superstite, ferito e datosi per morto, riferì che la pattuglia era stata proditoriamente attaccata e annientata. Si tentò di recuperare i corpi dei caduti quando si scatenò, circa alle tre di notte del 4 luglio, il contrattacco tedesco.
Per la veemenza di questo contrattacco, una compagnia del XVI° battaglione paracadutisti venne travolta è costretta a ripiegare oltre il Fiumicello, mentre l’altra resistette tenacemente per tutta la notte; poi, esauritasi la spinta dell’attacco tedesco, a giorno fatto, giunse l’ordine di riguadagnare le linee di partenza anche per questa compagnia, mentre il plotone esploratori, dato per disperso, riuscì a rompere l’accerchiamento nemico e a fuggire, finendo fuori settore, in zona polacca. Il contrattacco tedesco interessò anche la zona tenuta dal battaglione guastatori, ad ovest di Imbrecciata, ma venne validamente contenuto. Ad oriente di Filottrano, nel tratto di linea Centofinestre-Montoro, furono invece i polacchi ad attaccare e dopo un violento combattimento durato tutto il giorno conquistarono Montoro, aprendosi la strada verso il fiume Musone.
5 Luglio, Mercoledì
Mentre l’ala orientale del Corpo polacco era impegnata in durissimi combattimenti per la conquista di Castelfidardo e Osimo, sul fronte di Filottrano, subentrata un pò di calma, i polacchi consolidano le posizioni raggiunte sul tratto Centofinestre-Montoro, mentre il CIL, lungo i Fiumicello, fa serrare sotto verso la prima linea le fanterie e le artiglierie rimaste distanziate lungo le strade delle Marche. A dare man forte agli italiani, sulla sinistra delle due colonne del Gruppo Tattico Nembo, si immette quale copertura da occidente il 12° reggimento Ulani di Podolia, motorizzato e corazzato. Anche sul fronte tedesco c’è del movimento. Cadute Castelfidardo e Osimo, il fronte si era pericolosamente allungato e la 278ª divisione non poteva più tenere Filottrano, per cui cede la città alla contigua 71ª divisione che dispone la sua occupazione e difesa con il proprio primo battaglione del 211° reggimento granatieri.
6 Luglio, Giovedì – (vedi tavola di illustrazione 2)
Dalla breccia di un toro i polacchi irrompono sul Musone e di creare una testa di ponte, mentre elementi di un battaglione tentano, senza riuscirvi, un largo movimento aggirante a tergo delle difese tedesche di Filottrano. Contemporaneamente, lungo l’asse Centofinestre-Filottrano un nuovo attacco polacco cerca di far cadere l’importante caposaldo da est, ma conquista solo la quota di villa nuova dopo un duro combattimento e notevolissime perdite. Nel settore del CIL, lungo il Fiumicello, il gruppo tattico “Nembo”, disposto su due colonne, iniziava a muoversi verso l’abitato. La colonna di destra (183° reggimento fanteria paracadutista), superato il Fiumicello, avanzò lungo la direttrice est di Imbrecciata – quota 189, lanciando pattuglie anche su Montepulciano e presso Casa Polenta. La colonna di sinistra (CLXXXIV battaglione guastatori), ricevuto il cambio sulle posizioni che occupava dal XIII battaglione del 184º reggimento si raccolse verso Osteria Nuova e quindi si mise in movimento verso l’abitato. Il XIII battaglione (che aveva dato il cambio al CLXXXIV battaglione guastatori) si schierò nella zona di Villa Campo di Bove a protezione del fianco sinistro del gruppo tattico. Nonostante la feroce reazione del nemico all’avanzata dei nostri reparti verso le ore 20:00 i primi elementi del XV battaglione (183° reggimento) raggiunsero quota 189. Più a occidente, il 12° reggimento Ulani di Podolia, in armonia con il movimento dei reparti italiani, avanza con elementi autoblindati lungo l’asse Fiumicello-S.Ignazio per saggiare la resistenza tedesca in quel settore.
7 Luglio – (vedi tavola di illustrazione 2)
Anche il giorno successivo, quello del 7, i tedeschi continuarono ad ostacolare fortemente l’avanzata dei nostri reparti, forti dei vantaggi loro offerti dalla natura del terreno e dallo stesso abitato. Ciò nonostante, verso le ore 12:00 due compagnie del XV battaglione occuparono le posizioni a cavallo della strada per Villanova (est di Filottrano), mentre un’altra compagnia (la 45ª) raggiunse nelle stesse ore la località Montepulciano. Da quel momento, considerata la tenace resistenza opposta dalle truppe tedesche, i rispettivi comandi alleati ritennero opportuno rimandare al giorno successivo l’azione sul Filottrano con l’intento di raccogliere maggiori informazioni sul nemico e consentire in tal modo un’adeguata organizzazione dell’attacco. A tal proposito il comandante del C.I.L., generale Utili, ed il comandante della divisione “Kresowa”, generale Sulik, incontratisi in località Centofinestre, concordarono:
a) che l’attacco su Filottrano sarebbe stato eseguito dai nostri reparti secondo questo concetto d’azione: manovrare esercitando lo sforzo maggiore da est sulla destra, in corrispondenza della direttrice Villanova-Filottrano, e sussidiare tale sforzo con un attacco concomitante da sud.
b)che l’azione sarebbe stata effettuata dall’intera divisione “Nembo” articolata in due colonne e una riserva:
– colonna di destra, la più forte, costituita dal 183° reggimento di fanteria paracadutista col XV battaglione in 1° scaglione e il XVI battaglione in 2° scaglione; compito: attaccare da est a cavallo della rotabile Villanova-Filottrano;
– colonna di sinistra, costituita dal solo XIII battaglione paracadutisti del 184° reggimento fanteria (il battaglione sarebbe stato autotrasportato nella notte sull’8 dalla zona di Villa Campo di Bove); compito: effettuare un’azione sussidiaria, rispetto alla colonna di destra, attaccando Filottrano da sud a cavallo della rotabile Imbrecciata-Filottrano.
– riserva divisionale, costituita dal CVXXXIV battaglione guastatori e dal XIV battaglione paracadutisti del 184° reggimento fanteria (battaglione in arrivo per la sera del 7); compito: gravitare verso destra dove si sarebbe svolto l’attacco principale;
c) che l’attacco alle posizioni di Filottrano avrebbe avuto inizio l’indomani 8 luglio alle ore 7:00, dopo un’ora di preparazione di artiglieria;
d) che l’attacco sarebbe stato appoggiato come appresso:
– I° gruppo da 75/27 e II° gruppo da 100/22 del 184° reggimento artiglieria “Nembo”, in appoggio specifico alla colonna di destra;
– IV° gruppo da 75/18 dell’II° reggimento artiglieria, in appoggio specifico alla colonna di sinistra (doveva anche essere orientato a muovere per assumere uno schieramento più avanzato, previ accordi col comandante della colonna);
– I° gruppo da 105/28, II° gruppo da 100/22 e III° gruppo da 75/18 dell’II° reggimento artiglieria – schierati rispettivamente sul costone S.Antonio del Forone, nella zona di Casa Staffolani e in quella di Casa Antonini – e il CLXVI gruppo da 149/19, con schieramento in zona Osteria Nuova, avrebbero costituito “artiglieria massa di manovra”, assumendo come direttrice di tiro “quella determinata dall’ambito di Filottrano”.
Quanto al nemico era stato accertato che i due battaglioni presenti all’interno dell’abitato appartenevano entrambi al 994º reggimento fanteria ed avevano una forza: uno di circa 300 uomini e l’altro intorno ai 250. Questi risultavano essere, malgrado il numero ridotto, perfettamente armati (in termini di armi automatiche e mortai) e rinforzati da 3 carri armati, 4 o 5 autoblinde ed un numero imprecisato di pezzi controcarro. Contro di essi il solo C.I.L. schierò cinque battaglioni di fanteria (della forza di 400-500 uomini ciascuno) e sette gruppi di artiglieria (due gruppi del 184º reggimento artiglieria, quattro gruppi dell’II° reggimento artiglieria ed un gruppo da 149/19). Oltre a questi andava considerata l’artiglieria della 6° brigata polacca rinforzata da due gruppi di medio calibro e da cinque carri armati “Sherman” tutti appartenenti alla divisione “Kresowa”.
8 e 9 Luglio – (vedi tavola di illustrazione 3)
L’otto luglio alle ore 6:00 cominciò il tiro di preparazione dell’artiglieria che in circa 90 minuti riversò contro le postazioni nemiche fino ad allora conosciute circa 4500 granate di medio e grande calibro. Alle 7:30 fu l’ora della fanteria. Gli uomini della divisione “Nembo” iniziarono a marciare in direzione del paese incontrando, nonostante l’intenso fuoco operato dall’artiglieria, una tenace resistenza da parte tedesca. Ciò nonostante, dopo circa tre ore di duri scontri, gli attaccanti riuscirono a portarsi fino al margine orientale di Filottrano dando così inizio ad un combattimento casa per casa per snidare i nuclei nemici asserragliati al loro interno. Verso le ore 15:00, i tedeschi sferrarono un contrattacco con l’appoggio dei carri e dei semoventi, costringendo i reparti avanzati del XV battaglione a retrocedere. Nel ripiegamento, tuttavia, la 45ª compagnia fu lasciata a caposaldo nel fabbricato dell’ospedale. Verso le 19:00, due compagnie di paracadutisti, appoggiati dai carri “Sherman” della 5° divisione polacca “Kresowa”, diedero vita ad un impetuoso contrattacco che gli permise di riprendere contatto con la 45ª compagnia che poté in tal modo sganciarsi dal nemico. Una nuova azione dei blindati tedeschi ed il sopraggiungere dell’oscurità rese, tuttavia, impossibile mantenere gli obiettivi raggiunti in quel frangente. Durante la notte le restanti aliquote dei due battaglioni nemici abbandonarono l’abitato coperti nella loro ritirata verso il fiume musone da un intenso fuoco delle proprie artiglierie. Fu così che, verso le ore 6:00 del 9 di luglio, le prime pattuglie del XIII battaglione (184º reggimento fanteria paracadutista) spinte in avanti per saggiare la situazione, s’imbatterono in una debole resistenza operata da elementi ritardatori tedeschi che in breve vennero messi in fuga o catturati. Poco dopo il XIV battaglione entrò in Filottrano issando il tricolore sul paese tanto tenacemente conteso.
Le perdite
Le perdite subite da entrambe le parti nelle giornate del 6, 7, 8 e 9 luglio (comprese quindi le operazioni preliminari), furono gravi. Le perdite da parte del C.I.L. ammontarono complessivamente a 56 morti e a 231 feriti; inoltre 59 furono dati per dispersi, la maggior parte dei quali si ritenne fosse costituita da feriti sgombrati su formazioni sanitarie polacche o anche da Caduti non ancora accertati. Due carri armati “Sherman” polacchi e un pezzo controcarro italiano furono messi fuori combattimento. Per il nemico, le perdite risultarono ancor più gravi: furono accertate circa 90 salme di tedeschi; inoltre, da dichiarazioni di civili del luogo, i tedeschi – a prescindere dallo sgombero dei feriti fatto nelle giornate di combattimento – avrebbero sgomberato nella notte dall’8 al 9 tre autocarri carichi di salme recuperate.
Nel combattimento persero la vita anche quattro Bersaglieri.
http://www.labattagliadifilottrano.it/Battaglia – Comune di Filottrano