Linea Reinhardt – Winter Line

La linea Reinhardt per i difensori, La Winter Line per gli attaccanti.
“The Mignano Gap”
La Linea Reinhardt (detta anche linea Bernhardt) fu una linea fortificata difensiva progettata dall’OberkommandoderWehrmacht o OKW (1)e realizzata dall’Organizzazione Todt (OT) (2) in Italia durante la campagna d’Italia della seconda guerra mondiale.
Andava dal fiume Sangro sull’Adriatico fino alla foce del fiume Garigliano passando per la vetta del Monte Camino Monte la Remetanea e Monte Maggiore, nel territorio di Rocca d’Evandro, per Montelungo, Mignano e Monte Sambucaro, che sta al confine fra le tre regioni del LazioMolise e Campania.
 La Linea Bernhardt non era particolarmente fortificata, a differenza della Linea Gustav, ed era stata pensata dal comando tedesco al solo scopo di rallentare l’avanzata Alleata nell’avvicinamento a quest’ultima.
Nell’ordine di Kesselring doveva essere approntata entro il 1° novembre 1943.
“ Ormai soltanto 45 km. Separavano la 5a Armata da Monte Cassino, i più terribili chilometri che le truppe americane abbiano mai percorso, la pioggia torrenziale, i ricoveri bombardati, l’assenza di equipaggiamento invernale, il fango profondo nonché le divisioni scelte tedesche trasformarono il combattimento in un inferno per i soldati americani e inglesi, e questo prima ancora di affrontare il fuoco rovente di Cassino”
Rudolf Bohmler
La linea Bernhardt  fu scelta dal generale Hube  che cedette in seguito il comando al gen. Frido Von Senger Und Etterlin. Secondo le considerazioni di Senger, il punto debole della linea era al centro, tra Mignano e San Pietro, dove sorgeva il monte Cesima.
La dislocazione delle truppe tedesche sulla linea Bernhardt prevedeva:
sull’ala destra la 94a divisione di fanteria agli ordini del generale Pfeiffer, alla grande unità era dato il compito di difendere anche il litorale fino a Terracina.
Sull’ala sinistra venne posta la 15a divisione granatieri corazzati, guidata dal generale Rodt.
Al centro era stata posta la 3a divisione granatieri, guidata dal generale Graser, tipico ufficiale prussiano.
A nord era posizionata la 305a divisione di fanteria, era composta da elementi del Baden e del Wurttemberg, che tanta esperienza avevano fatto nella prima grande guerra, vi era a capo il generale Haug.
In seguito, con il pericolo che la linea difensiva venisse sfondata dagli alleati vennero fatte arrivare altre 3 divisioni che contribuirono ad arrestare l’avanzata degli alleati per altre 3 settimane.
Erano nell’ordine:
La 26a divisione corazzata, con a capo il generale Smilo Von Luttwitz
La 29a divisione granatieri corazzati agli ordini del generale Fries
La Reichsgrenadier-DivisionHoch – und Deutschmeister, la divisione di Vienna.
“Il decorso dei combattimenti che portarono allo sfondamento della linea Berhardt e che costituirono il preludio alle battaglie di Cassino fu caratterizzato dal fatto che l’iniziativa era esclusivamente riservata all’avversario. In nessun punto in cui vennero attaccate da forze consistenti le divisioni tedesche riuscirono a tenere le cosiddette posizioni. Così vennero a mancare anche i successi che sarebbero stati necessari per rialzarne il morale”
Frido Von Senger Und Etterlin
“Le nostre truppe vivevano in una miseria quasi inconcepibile. […] Le fertili valli nere erano sprofondate nel fango. Migliaia di uomini non erano all’asciutto da settimane. Altre migliaia trascorrevano la notte all’addiaccio, in montagna, con temperature sotto zero e la neve sottile che cadeva su di loro. Scavavano tra le rocce e dormivano in piccoli anfratti. Vivevano come uomini primitivi.”
Ernie Pyle – Stars and Stripes
5 Novembre 1943– L’attacco alla linea Bernhardt
La 56° Divisione britannica, del X corpo inglese del generale McCreery, che era sul fianco sinistro, cercò di aggirare il passo di Mignano all’estremità occidentale, attaccando il monte Camino.
“La 201° brigata delle Guardie, che si aspettava di trovare soltanto qualche pattuglia tedesca trovò invece la linea Bernhardt: mine, mitragliatrici e mortai che sparavano a più non posso da un pendio brullo, che i tommy soprannominarono “crinale culo pelato”. L’erica in fiamme incendiava le scarpate e le selle verso cui i soldati si inerpicavano soltanto per scoprire che oltre si innalzavano cime ancora più alte.
L’8 Novembre i britannici rischiarono di essere sopraffatti da tre contrattacchi dei granatieri panzer. Costruirono in fretta barriere di sassi per difendersi dagli shrapnel e dal gelido vento dell’Est, tolsero le razioni e le munizioni ai morti e prepararono il tè con l’acqua limacciosa dei crateri scavati dalle bombe. Non avevano coperte ne divise invernali e i feriti morirono assiderati. Tre compagnie d’avanguardia si ridussero a cento uomini in tutto “e, come se non bastasse, ci fu anche un lieve terremoto” annotò una guardia scozzese.  In conclusione 4 battaglioni britannici non riuscirono a sconfiggere cinque battaglioni tedeschi ben trincerati e, dopo una settimana terribile, Clark acconsentì al ritiro da quella che ormai era diventata per tutti la “montagna assassina”. I morti rimasero appoggiati al parapetto di pietra con l’elmetto ed il fucile imbracciato, una retroguardia fedele fino alla fine e oltre. “Le difficoltà, sommate tutte insieme, furono troppo grandi” spiega la storia delle Guardie Coldstream.”
Brano tratto da: il giorno della battaglia, Rick Atkinson ed. Mondadori 2008
9 Novembre 1943 – fase di stallo
La battaglia giunge ad uno stallo, il VI corpo d’armata di Lucas che operava  a nord aveva percorso circa 70 km sul versante destro della 5a Armata, al centro l’avanzata era ancora più lenta ed in tutto erano stati percorsi circa 40 km, fino alla stretta di Mignano, la “Mignano Gap”.
I morti e feriti che si contavano avevano raggiunto la cifra di 10 mila. Clark decise che era meglio fermarsi, per far riposare le truppe logore dalla fatica e riorganizzarsi per un nuovo attacco.
Dal lato tedesco, la sofferenza dei difensori non era inferiore, Kesselringaveva trasferito sul fronte della linea Bernhardt altre 2 divisioni, ma negli stessi giorni le sue perdite, tra morti e feriti, erano di oltre duemila soldati.
L’Operazione Raincoat
Clark, recuperate le forze e riorganizzate le truppe decise di attaccare, con un piano chiamato “Operazione Raincoat”.
Eliminata la possibilità di un’operazione su tutto il fronte, si convinse che il monte Sammucro ed il suo paese a valle, San Pietro, dovevano essere il centro dell’attacco.
Il X corpo britannico ed il II° corpo americano dovevano attaccare di nuovo rispettivamente monte Camino e monte La Difensa. A seguito di questo attacco il VI corpo sarebbe passato all’attacco di Monte Sammucro e del piccolo borgo di San Pietro; la 36à Divisione Texas con al comando Fred Walker, sarebbe stata impegnata in quest’assalto.
Il nuovo attacco a Monte Camino  e Monte la Difensa
1 Dicembre 1943
L’attacco cominciò con il più intenso fuoco d’artiglieria condotto fino ad allora in Italia. Alle 16.30 di giovedì 2 Dicembre, non appena cominciò a farsi buio, entrarono in azione più di novecento cannoni. Le fiammate arrossavano le nubi sopra il Camino e la Difensa. Le esplosioni sbocciavano come fiori sopra i pendii e l’intera montagna sembrava ardere. Nei 2 giorni successivi furono lanciate 200 mila granate: su alcuni obiettivi piovvero undici tonnellate di acciaio al minuto.
Brano tratto da: il giorno della battaglia, Rick Atkinson ed. Mondadori 2008
I soldati Britannici della 46a e 56a divisione, ripresero nella notte, la salita di monte Camino, mentre un gruppo di fanti di una forza speciale (FIRST SPECIAL SERVICE FORCE) risaliva una parete rocciosa del monte la Difensa; erano i soldati della 1a Forza di servizio speciale, reclutati tra americani e canadesi, li guidava il colonnello americano Robert T. Frederick che prima della fine della guerra avrebbe ottenuto otto medaglie al valore e la fama di essere uno dei soldati più coraggiosi di tutto l’esercito americano. I Britannici subirono subito il contrattacco tedesco e dovettero arretrare.
3 Dicembre 1943
La mattina del 3 Dicembre i fanti della 1a Forza di servizio speciale avevano quasi raggiunto il loro obiettivo, la cima della Difensa, ma il loro arrivò fu notato dai tedeschi, che aprirono il fuoco con tutto quanto avevano a disposizione, la risalita dell’ultimo tratto fu un calvario ed alle 19.00 raggiunsero  la vetta, posta a quasi mille metri di altezza, ma erano a corto di munizioni e rifornimenti di ogni genere, che nel frattempo erano stati martellati dalle granate tedesche lungo la risalita del pendio; la possibilità di ricongiungersi con gli Inglesi ad ovest era ridotta al minimo.
4 Dicembre 1943
All’alba i tedeschi contrattaccarono gli inglesi della 46a e 56a divisione che erano tornati all’attacco ricacciandoli a fondo valle e costringendoli a nuovi contrattacchi per riconquistare la collina, che fu persa e riconquistata diverse volte, con furiosi corpo a corpo, ma senza riuscire alla fine a scacciare i tedeschi.
6 Dicembre 1943
Quello che restava degli attaccanti della First Special Service Force decise di spostarsi verso ovest  per cercare contatto con gli Inglesi.
La sera del 6 Dicembre la 46a e 56a divisione riuscirono a conquistare la vetta di monte Camino.
7 Dicembre 1943
Finalmente all’alba di martedì 7 Dicembre, dopo 5 giorni di combattimenti interrotti, di attacchi e contrattacchi, anche corpo a corpo, una pattuglia britannica del X corpo d’armata ebbe il contatto con la forza speciale e riferì che il monte Camino era stato conquistato.
Sul terreno erano stati lasciati 511 soldati, tra morti e feriti, un terzo degli effettivi.
L’attacco a Monte Sammucro e San Pietro
Il destino di San Pietro fu sancito alla metà di novembre. Mentre a pochi chilometri di distanza la Quinta Armata dava l’assalto al monte Camino e al monte La Defensa, Kesselring diede il suo assenso al ripiegamento delle truppe a tre chilometri e mezzo da San Pietro, in un punto in cui era più facile bloccare la valle. Ma Hitler, che sempre più spesso s’immischiava nelle decisioni tattiche più minute, che riguardavano fronti distanti anche migliaia di chilometri, prima acconsentì, poi dopo diverse ore ci ripensò e decretò che la Decima Armata Tedesca doveva “tenere la linea di San Pietro e rafforzarla”: un ordine che Kesselring definì “molto sgradevole”.
Sette battaglioni di granatieri panzer vennero trasferiti dall’Adriatico nella zona di Mignano, in modo da rendere più forte la linea Bernhardt, uno di questi occupò San Pietro, era della 29a divisione. Al comando vi era il capitano Helmut Meitzel di soli ventitrè anni ma con diverse battaglie alle spalle, in Polonia, Francia, Russia e Salerno.
Brano tratto da: il giorno della battaglia, Rick Atkinson ed. Mondadori 2008
San Pietro e le sue campagne vennero trasformate con l’arrivo di cannoni, mitragliatrici, contraeree, mine e reticolati, la trappola per le truppe americane era pronta, la popolazione era ignara di quello che da li a poco sarebbe accaduto alla propria vita.
7 Dicembre 1943
La sera dello stesso giorno, 7 Dicembre 1943, mentre la vetta di monte Camino era stata conquistata,i ranger di Darby ed il I° Battaglione del 143° reggimento della 36° divisione Texas affrontarono le pareti del monte Sammucro, in una salita che durò 5 lunghissime ore, nella notte e nella nebbia che avvolgeva tutto.
Alle prime luci dell’alba 250 soldati americani avevano conquistato la vetta, i tedeschi, presi di sorpresa, contrattaccarono diverse volte con combattimenti cruenti, corpo a corpo, ma la distesa di cadaveri aumentava senza che la vetta fosse riconquistata.
8 Dicembre 1943
Alle 5 di mattina, come da programma dell’operazione Raincoat, tutta l’artiglieria predisposta dagli alleati fece fuoco su San Pietro.
Alle 6.20 il 2° Battaglione del 143° reggimento della 36° divisione Texas mosse su San Pietro, con troppa leggerezza, convinti dalla facilità con la quale la vetta del monteSammucro era stata conquistata, ma ben presto si scontrarono con tutto quello che Meitzel aveva preparato a valle ed i caduti aumentarono di ora in ora.
Il 3° Battaglione dello stesso reggimento venne inviato a supporto per operare ai fianchi, ma scoprì a sue spese che il terreno era disseminato di mine antiuomo.
Dalle colline dei monti adiacenti (Montelungo) gli osservatori d’artiglieria tedeschi dirigevano i tiri con una precisione micidiale.
Giunta la sera gli americani tornarono nei punti di partenza con conteggio dei caduti drammatico, oltre il 60% di predite, a fine battaglia sarà dell’80%.
Il generale Keyes, comprese che occorreva ridurre la capacità offensiva dell’artiglieria tedesca posta su Montelungo, e scelse i reparti italiani del rinato esercito per conquistare quelle colline, ma anche gli attacchi degli italiani fallirono e gli unici americani che nel frattempo tenevano le posizioni erano quelli sulla vetta di monte Sammucro, con gli abiti leggeri, senza rifornimenti, coperti dalla neve.
Iniziarono per gli americani ed i tedeschi giorni di attesa nelle trincee battendo i denti, con i cadaveri di entrambi a riempire il terreno. I tedeschi tiravano in continuazione granate sulle postazioni americane e dal fondo valle l’artiglieria americana rispondeva con proiettili al fosforo bianco che illuminavano la notte, il rumore era assordante e dormire impossibile, la fame ed il freddo facevano il resto del tormento.
Durante questi combattimenti  cadde il Capitano venticinquenne Henry T. Waskow, cresciuto in una famiglia poverissima con genitori tedeschi di fede battista; la loro povertà li portò a vestirsi con i sacchi della farina, ma lui ed i suoi 7 fratelli si formarono lo stesso con sani principi, era il classico ragazzone americano, biondo e con gli occhi azzurri, laureato giovanissimo si era arruolato nella guardia del Texas e faceva parte della 36° Divisione Texas. Cadde la notte di martedì 14 Dicembre, una scheggia di granata lo colpì al torace. Il rientro della salma del Capitano Waskow fu osservato dal corrispondente di guerra Ernie Pyle, “MrGod” come veniva chiamato dai soldati, i suoi articoli erano famosissimi sia tra i soldati che negli Stati Uniti. Pyle osservò i muli che rientravano dal monte Sammucro con sopra i cadaveri dei soldati americani , osservo i soldati di Waskow che si chinavano sul loro comandante disteso in terra, gli parlavano, si confidavano, altri si disperavano, poi osservò il portaordini, RileyTidwell, prendere la mano del Capitano e stringerla tra le sue, fissare a lungo il suo volto, ricomporre la divisa, sistemare i brandelli di stoffa nel punto dove la scheggia aveva straziato il giovane Capitano e riprendere la sua strada nel chiarore della notte.
Pyle quella sera scrisse di getto, nella tenda poco distante, le sensazioni che aveva provato, ed il suo articolo divenne il più famoso della sua carriera di corrispondente e considerato uno dei più belli di tutta la Seconda guerra mondiale.
Dopo una settimana di quello strazio, sul monte Sammucro il battaglione americano era ridotto ad una compagnia.
“La sequela apparentemente infinita di catene montuose, gole e fiumi del terreno italiano richiedeva qualità militari, cioè valore sul campo e capacità di resistenza, in una misura che rimase insuperata in ogni altro teatro di guerra.”
Generale Alexander – memorie
15 Dicembre 1943
Clark era convinto che per conquistare San Pietro bisognava utilizzare i carri armati, Walker era contrario, il terreno non era adatto ma obbedì alle richieste di Clark e mercoledì 15 Dicembre a mezzogiorno inviò due plotoni del 753° battaglione carri, che scesero da Ceppagna con i loro Sherman, martellarono San Pietro con i proiettili da 75mm partendo subito dopo all’attacco.
Il primo Sherman riuscì ad avvicinarsi a tiro utile contro i nidi delle mitragliatrici, poi quattro saltarono sulle mine, tre furono centrati dai cannoni anticarro e nel primo pomeriggio gli ultimi quattro si ritirarono verso Ceppagna, da dove erano partiti; avevano lasciato sul terreno 12 carri.
Stessa sorte toccò al 2° battaglione del 141° Reggimento fanteria della 36° Texas, mandato all’attacco in campo aperto, raggiunsero nel massimo sforzo l’abitato, ma molti di loro furono catturati o uccisi dai cecchini appostati in alto; il battaglione fu ridotto a soli 130 uomini e si ritirò.
16 Dicembre 1943
Clark giunse il giorno dopo, giovedì 16, sulla linea del fronte, vide con il binocolo i 12 carri Sherman distrutti e chiese che truppe c’èrano davanti a loro; “Tedesche”, rispose un ufficiale, poi prese la sua Jeep e andò via.
Al tramonto di giovedì due battaglioni del 142° Reggimento della 36° Texas avevano conquistato tutte le vette di Montelungo e minacciavano di prendere il villaggio alle spalle dei tedeschi. Monte Lungo era stato di nuovo la chiave per conquistare San Pietro.
17 Dicembre 1943
Il giorno dopo, Venerdì 17, il capitano Meitzel diede l’ordine di ripiegare di tre chilometri e mezzo fino al paesino di San Vittore, dove avrebbero resistito per altri 21 giorni.
Le prime avanguardie americane entrando nel paese di San Pietro, trovarono solo distruzione e morte, i pochi civili rimasti uscirono dai rifugi salutando e chiedendo subito cibo e acqua.
Nelle vicinanze videro alcune grotte, la popolazione vi si era rifugiata dentro, vivendo come primitivi per tutto il periodo dei combattimenti. Alcuni soldati scrissero che sembrava un viaggio all’inferno.
La 36° Divisione di Fred Walker registrava milleduecento tra morti e feriti solo per la conquista di San Pietro e altri duemila per le altre azioni. Tutte le altre forze in campo, compresi gli Italiani, contavano centinaia di morti, feriti e dispersi.
Una lettera arrivò nel Texas qualche settimana dopo, era stata scritta da Henry T. Waskow, erano le sue ultime volontà ed il testamento e la richiesta di renderlo noto solo 15 anni dopo la sua morte.
Tra le righe si legge:
“mi sarebbe piaciuto vivere, ma poiché Dio ha voluto altrimenti, non doletevi troppo, miei cari, perché la vita nell’altro mondo non può che essere bella e io sono vissuto sempre con questo pensiero. Non ho avuto paura di morire, di questo statene certi. Avrò fatto la mia parte per rendere questo mondo un posto migliore in cui vivere. Chissà, forse quando su tutta la Terra si riaccenderanno le luci, le persone libere potranno essere di nuovo felici e liete. … Se dovessi fallire come comandante, e prego Dio che non accada, non sarà stato perché non ci ho provato. Vi ho amato con tutto il mio cuore.”
Brano tratto da: il giorno della battaglia, Rick Atkinson ed. Mondadori 2008
Le successive battaglie, che portarono alla conquista di Cassino e della valle del Liri, chiesero agli attaccanti e difensori un tributo di altri 250mila uomini, tra morti feriti e dispersi. Il 4 Giugno gli Americani entrarono a Roma ed il 6 Giugno sbarcarono in Normandia.
Note


1 All’OKW spettava la direzione strategica della guerra, con l’incarico di trasformare le indicazioni di Hitler in ordini e direttive militari peri comandi delle tre armi ad esso formalmente sottoposte:

2 fu una grande impresa di costruzioni che operò, dapprima nella Germania nazista, e poi in tutti i paesi occupati dalla Wehrmacht impiegando il lavoro coatto di più di 1.500.000 uomini e ragazzi. Creata da Fritz Todt, ReichsministerfürRüstung-und Kriegsproduktion (Ministro degli Armamenti e degli Approvvigionamenti), l’organizzazione operò in stretta sinergia con gli alti comandi militari durante tutta la Seconda guerra mondiale.

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